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domenica 21 novembre 2010

DOMANI CINEMA E TEATRO CHIUSI: in scena lo sciopero dello spettacolo



ROMA - Domani sarà in scena uno dei più grandi eventi della storia dello spettacolo. Infatti sia le sale da concerto che i cinema, i circhi e I teatri (solitamente di riposo il lunedì) cancellano prove e organizzano presidii. Tutti i set cinematografici si fermeranno e ad incrociare le braccia per l'intera giornata saranno più di 250mila.
Nucleo centrale della protesta? Sempre lo stesso movimento che ha spinto i 100 autori a promuovere l'ormai noto "Tutti a casa" occupando sia la casa del cinema che il red carpet nella serata innaugurale del Festival di Roma. L'obiettivo è quello di opporsi ad un governo che impone misure draconiane e che nella manovra finanziaria annuncia riduzioni del contributo statale (Fus) a 288 milioni di euro, minimo storico, con un taglio che raggiunge il 40 per cento in un settore dove nell'ultimo biennio si sono già perse 150mila giornate di lavoro.


Ad organizzare e ad aderire allo sciopero di domani sono i sindacati confederali (Slc-Cgil, Fist-Cisl e Uilcom-Uil) e quello che incredibilmente stupisce rispetto al solito, è la clamorosa adesione unanime, comprese Agis e Anica (le due associazioni che potrebbero essere la Confindustria del settore).

Insomma grandi manifestazioni e pesantissimo malcontento tutto da esprimere proprio alla vigilia dell'importante incontro al Quirinale di martedì, quando il settore incontrerà proprio il presidente Napolitano per i premi De Sica.


Con lo sciopero si chiede il reintegro del Fus, il ripristino delle agevolazioni fiscali, la legge dello Spettacolo dal vivo e lo stop alla delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive (in Rai hanno fatto perdere in un anno 400mila ore di lavoro).
Infine ci auguriamo vivamente che ci sia una risposta chiara e risolutiva a tutto questo, e che si finisca di ignorare un malcontento così esteso e drammatico di un settore di così vitale importanza per la cultura ed il benessere di un paese. Una società in cui "sono tutti uguali" e le forme di espressione non fanno altro che seguire le rigide volontà dei potenti, la storia la ha già avuta, ed è stato il più grande fallimento dell'umanità, che ci sia quindi la volontà comune di comprendere che senza la libera espressione di contenuti diversi tra loro, non c'è ricchezza ma solo sterile e infruttuosa uguaglianza.

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